Marco
24 anni
Paziente, curioso, dinamico
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Kilimangiaro scalata di gruppo fino al punto più alto, sette notti in tenda sopra le nuvole sovrastati solo da una coltre di stelle.
Così Marco davanti ad uno spritz ha salutato amici e amiche un giorno: “Ciao, vado a scalare il Kilimangiaro!”. Da qui sono iniziate mille domande, curiosità e ho iniziato a documentarmi anche io su questa meravigliosa avventura. Dopo varie giornate passate a leggere articoli e libri di avventurieri escursionisti, ho deciso di intervistare Marco al suo rientro.
Marco ha deciso di avventurarsi tra i sentieri del Kilimangiaro, monte conosciuto per essere la vetta più alta del continente africano. Eppure questo non è il suo unico record; il Kilimangiaro, con la sua altezza di 5895 metri, è anche la vetta solitaria più alta del mondo. Dalla sua cima si vede la savana della Tanzania, ma la vista va addirittura oltre, fino a raggiungere il territorio del Kenya. C’è una ragione per la quale il Kilimangiaro è anche conosciuto come il “tetto dell’Africa”.
Kiwi ha intervistato Marco per raccontarvi tutti i dettagli per affrontare questa avventura, ma soprattutto per raccogliere le emozioni che si provano durante il percorso. In fondo c’è anche un messaggio per voi!
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- Perché hai deciso di scalare il Kilimangiaro?
- Tutti i dettagli della preparazione prepartenza?
- Che via di ascesa avete scelto di percorrere?
- Kilimangiaro scalata: come si è svolto il viaggio?
- Come varia la vegetazione durante il percorso?
- Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?
- Quale momento del viaggio ti è rimasto nel cuore?
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Perché hai deciso di scalare il Kilimangiaro?
Dopo quattro anni passati a studiare, sentivo il bisogno di provare qualcosa di nuovo, volevo uscire dalla mia comfort zone. Durante il mio periodo Erasmus a Barcellona ho capito che volevo avventurarmi fuori dall’Europa. E così è stato. Durante gli studi universitari a Padova mi sono avvicinato all’arrampicata. Non l’avrei mai detto, ma ho scoperto il mio mondo.
Grazie a questo sport ho conosciuto molte persone appassionate e energiche, tra le quali Francesco, che mi ha raccontato e coinvolto in nuove esperienze.
Nel 2019 corre il 90° anniversario dell’associazione “Giovane Montagna di Verona“, gruppo di cui Francesco fa parte. Per festeggiare l’occasione la società ha organizzato per il mese di agosto, in collaborazione con un’agenzia, la scalata del Kilimangiaro. Una volta scoperte queste due iniziative, non potevo tirarmi indietro e ho chiesto se fosse stato possibile unirmi a loro. E così eccomi qua, a raccontare a Kiwi The Explorer la meravigliosa esperienza della scalata del Kilimangiaro ad agosto.
Tutti i dettagli della preparazione prepartenza
Che documenti servono per partire?
Per raggiungere la Tanzania serve un Passaporto con due pagine libere e validità di almeno 6 mesi, inoltre bisogna richiedere il visto prima della partenza oppure se si atterra all’Aeroporto del Kilimangiaro, il visto può essere richiesto in loco. Ricordatevi sempre di considerare la durata del vostro viaggio, ci sono limitazioni e differenti tipologie di trattamento in base ai giorni che si vogliono trascorrere nello Stato ospite. Il nostro viaggio è durato 13 giorni, così divisi: 2 giorni di viaggio Italia-Tanzania, 6 giorni di ascesa fino alla vetta del Kilimangiaro, 1 giorno e mezzo di discesa e 3 giorni di safari presso il Parco Nazionale del Serengeti.
Vaccinazioni obbligatorie prima di partire
Non ci sono vaccinazioni obbligatorie da fare prima di partire, ma dipende dal momento. In generale consigliano il vaccino per la febbre gialla e la profilassi anti-malarica.
Compagnia aerea con la quale hai viaggiato
Abbiamo viaggiato con la Qatar Airways, e devo dire di essermi trovato molto bene.
Siamo partiti dall’Aeroporto di Milano Malpensa, abbiamo fatto scalo a Doha e siamo atterrati all’Aeroporto del Kilimangiaro, vicino alla città di Arusha dove abbiamo passato la prima notte in hotel. Al ritorno abbiamo fatto lo stesso percorso, ma al contrario.
Che bagagli e che tipo di abbigliamento ti sei portato via?
Uno zaino da 30 litri da tenere in spalla durante la scalata, nella quale ho riposto gli oggetti strettamente necessari durante il periodo di camminata.
Una borsa con tutti gli indumenti e gli oggetti necessari per il resto della giornata. Principalmente ho utilizzato abbigliamento tecnico da montagna e a strati. L’excursus termico durante la giornata è molto elevato, inoltre varia moltissimo anche in base all’altitudine; in vetta si raggiungono anche i -20°C.
Per scalare il Kilimangiaro bisogna tenere conto delle variazioni di fasce climatiche, per questo è necessario avere un abbigliamento a strati – conosciuto anche come “vestirsi a cipolla”.
Io sono partito dall’Italia con: scarponi da trekking, pile, piumino, guscio impermeabile e antivento, maglie termiche, calzini termici e sportivi, cappello invernale e per il sole, guanti, pila frontale, sciarpa/collo, copripantaloni impermeabili.
Kilimangiaro scalata: qual è il periodo migliore?
In Tanzania ci sono prevalentemente due stagioni: clima arido e stagione delle piogge.
I periodo migliori per intraprendere questo viaggio sono da luglio a ottobre e da dicembre a febbraio. I mesi sconsigliati invece vanno da marzo a giugno e il mese di novembre, in quanto i sentieri vengono chiusi a causa delle forti piogge.
Nonostante queste indicazioni, le condizioni sono variabili.
Dove hai dormito?
Ho sempre dormito in tenda, sia durante la scalata del Kilimangiaro, sia durante i giorni del safari. Le uniche notti che abbiamo passato in hotel sono state quelle ad Arusha dopo il volo di andata e prima del volo di ritorno.
Chi ha organizzato il viaggio?
Sono partito con l’associazione “Giovane Montagna di Verona” che si è affidata ad un’agenzia milanese “Focus Himalaya Travel” per l’organizzazione del viaggio, soprattutto per i giorni di scalata del Kilimangiaro.
Che via di ascesa avete scelto di percorrere?
Il Kilimangiaro ha più vie segnate per raggiungere la sua vetta. Per scegliere la via migliore bisogna valutare prima di tutto le proprie abilità fisiche, la tipologia della propria attrezzatura e il tempo che si ha a disposizione.
Avendo sette giorni disponibili per scalare il Kilimangiaro abbiamo deciso di seguire la Via Machame accompagnati da un gruppo di guide locali.
Le guide locali sono state il nostro punto di riferimento durante tutto il tragitto, soprattutto durante l’ascesa. Loro si sono anche occupate tutti i giorni di allestire le tende e preparare i pasti.
Kilimangiaro scalata: come si è svolto il viaggio?
Dopo l’atterraggio ci siamo recati presso la città di Arusha per passare la notte in hotel e prepararci per affrontare la giornata successiva.
Il secondo giorno siamo partiti in pulmino e in due ore abbiamo raggiunto Machame Gate, il punto di accesso al Parco Nazionale del Kilimangiaro. Qui abbiamo fatto il briefing per la giornata con le nostre guide e abbiamo iniziato a percorrere la Via Machame.
Le ore di cammino variavano in base al giorno. In particolare il primo, il terzo e il sesto giorno risultano essere i più impegnativi; rispettivamente si cammina per 5-6 ore, 7-8 ore e 12 ore divise tra salita fino alla vetta e discesa.
Le guide locali sono veri e propri custodi del Kilimangiaro; ti raccontano storie, ti accompagnano, ti consigliano e qualora fosse necessario ti aiutano. La giornata tipo è sveglia circa alle 7 del mattino, ci si prepara, si fa colazione mentre la guida fa il briefing della giornata e poi alle 8.30 circa si riparte verso la meta successiva.
Il pranzo solitamente si fa al sacco, i giorni in cui si cammina meno invece si fa direttamente al campo base.
Una volta raggiunto il campo base le guide ci accoglievano con un rituale di musiche e danze locali in segno di buon auspicio. Il tempo libero si passava tra il tè in gruppo alle 17.00, fotografie, racconti di montagna e partite a carte.
La sera si andava a letto presto per recuperare e ricaricarsi per affrontare la giornata successiva. Il sentiero non è ripido ma molto lungo, sono pochi i tratti in cui la salita si fa un po’ complicata. Mentre la parte più difficoltosa risulta essere il passaggio per raggiungere Stella Point, a 5700m di altitudine.
Come varia la vegetazione durante il percorso?
Il Kilimangiaro non è una montagna, è uno stratovulcano con ben tre crateri: Shira, Mawenzi e Kibo. Quest’ultimo cratere è il più giovane dei tre e tutt’oggi dà segni di attività termica tramite la presenza delle fumarole. Proprio qui si trova anche la vetta: Uhuru Peack.
Durante la scalata si attraversano diversi panorami, diciamo che il Kilima non annoia, così è soprannominato il Kilimangiaro dai locali.
La foresta pluviale accompagna dolcemente per i primi due giorni di viaggio, fino a 2700m. Da qui fino a circa 4000m si è circondati dalla brughiera, una vegetazione prevalentemente formata da arbusti bassi tra i quali l’erica arborea e l’endemico senecio gigante (Dendrosenecio). Questa pianta è caratterizzata dalla presenza di tronchi che raggiungono anche i 10m di altezza e la presenza di serbatoi d’acqua e foglie succulente; pensate che sviluppa un serbatoio ogni 25 anni.
Tra i 4000m e i 5000m di altitudine ci si trova nel deserto d’alta quota. Qui la vegetazione è sempre più rada anche se ci sono alcune specie che si sono adattate al clima restrittivo, come l’erba del deserto e l’elicriso.
Oltre i 5000m di altitudine si è nella zona sommiate del vulcano, qui si è circondati da rocce e ghiacciai perenni, come il famoso Ghiacciaio di Rebmann – anche se negli ultimi anni le dimensioni dei ghiacciai stanno diminuendo molto. L’unica vegetazione presente è formata da alcune specie di licheni che si sono adattate alle basse temperature, forti radiazioni solari e minore concentrazione di ossigeno nell’aria.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?
Durante il percorso si cambia quota molto rapidamente, anche più di 1000m in un giorno. L’unico vero problema che si può incontrare è il “mal di montagna“, ma è molto soggettivo.
Personalmente ho iniziato ad avere qualche sintomo per diversa percentuale di ossigeno nell’aria e poca idratazione nel tratto finale del percorso. Solo qui ho provato freddo, sonnolenza e un po’ di mal di testa.
In ogni caso le guide locali sono pronte a tutto, loro aiutano in qualsiasi evenienza.
L’unico rimpianto che ho portato a casa è stata la quasi totale assenza di neve. Mi piacerebbe rifare questa avventura in condizioni più avverse, per provare emozioni diverse e viverla con un panorama più invernale.
Quale momento del viaggio ti è rimasto nel cuore?
La scalata finale, che porta a raggiungere Stella Point, 5700m, e successivamente Uhuru Peak, 5895m, prevede la partenza prima dell’alba. Si cammina al buio, illuminati solo dalla luce delle stelle e quella delle torce.
Questo è il tratto più duro di tutto il percorso; sarà per la stanchezza accumulata, per il buio o per il freddo. Non lo so, in questo tratto pensavo solo ad arrivare.
Mentre stavamo affrontando la parte più ripida di tutto il percorso, dietro di noi il sole è iniziato a sorgere. Era l’aurora, la più bella luce che abbia mai visto. Il sole ha iniziato a scaldare l’aria con il suo tepore, il freddo calava, le guide cantavano, i miei compagni erano li con me ed io camminavo deciso mentre dietro di noi c’era un’alba bellissima.
In questo momento avevo l’adrenalina alle stelle, sentivo l’energia pura che mi portava avanti, passo dopo passo, fino a raggiungere la vetta.
Marco, dedica un messaggio al viaggiatore che ti sta leggendo
Vai spensierato che è un’avventura stra bella. Mi raccomando, copriti bene che nella parte finale fa freddissimo.
Ora dedica un messaggio a Kiwi
Aspettatemi che tra un po’ di tempo torno con un’altra avventura, o almeno lo spero.